Le ragazze di San Pellegrino

A quasi 20 anni dalla pubblicazione dedicata alle “Ragazze di San Pellegrino” a cura del Centro Velia Vallini nella fase in cui la città istituiva il proprio Polo archivistico (2002) questa preziosa raccolta di memorie di donne che hanno partecipato alla costruzione della città democratica già rappresentava un dialogo aperto con il presente.

La memoria orale di queste donne entrava così  a far parte della memoria collettiva della città e già ambiva a “ridisegnare la cultura di una ( o più) generazioni femminili”.

Oggi, si fa ancora più stringente il bisogno che queste memorie codificate  ridiventino voci ed energia circolante nel quartiere e per la città. Complici la pandemia ( di cui ancora stiamo facendo esperienza) e il desiderio di reimmaginare i quartieri come organismi vivi, si fa strada uno stimolo potente a ritornare a scambiare nelle piazze e nei crocevia cittadini.

Nell’epoca delle privazioni (e nondimeno delle privatizzazioni) si può dunque ancora condividere molto insieme, mettendo in circolo per tutte e tutti quell’abbondanza di memorie popolari e democratiche in cui Reggio Emilia riconosce ancora le sue migliori prospettive e di cui queste donne rappresentano l’espressione più integra.

Questa volta, infatti, al centro delle piazze rimettiamo le donne, quelle che hanno costruito in silenzio ogni giorno la “democrazia di quartiere” con la testimonianza quotidiana, proprio nei decenni tra guerra, dopoguerra e ricostruzione, fino all’oggi.

Sono proprio loro ad aver costruito solidarietà e trame di civismo nella socialità quotidiana, nel solco dell’antifascismo e del contrasto pacifista ad ogni totalitarismo. Mettiamo oggi al centro del nostro territorio quelle “ragazze di San Pellegrino” che hanno contribuito con la forza dei loro corpi e delle rispettive sensibilità a costruire il Novecento dei diritti e delle responsabilità.

Si tratta di quelle stesse donne che hanno posto le pietre angolari dei servizi alla persona di pubblica utilità ( dai nidi, alle scuole, alle biblioteche , ai consultori , ecc. ; tutte loro sono passate dall’esperienza dell’abitare popolare, della partecipazione di caseggiato e della condivisione anche se qualcuna di loro ha assunto incarichi e responsabilità di amministrazione pubblica.

L’Anpi di Reggio Emilia, sezione San Pellegrino  insieme al Gruppo di Progetto a loro ispirato, dedica questo monumento alla memoria presente di tutte  queste donne, partendo dalle generazioni più anziane; un monumento che contiene le storie di tante per raccogliere lo slancio generativo di tutte,  provenienti anche da territori d’altrove e da nuovissime generazioni

 

Le ragazze di San Pellegrino libro

 

Le Ragazze di San Pellegrino.……Questa è una storia più grande.

 – Il Gruppo di Progetto presenta storie e memorie di donne come architetture viventi del quartiere oggi –

Osservando con più attenzione le foto di tante donne che hanno abitato con continuità nei decenni tra la 2^ guerra mondiale e il presente, nel vasto quartiere denominato San Pellegrino balzano sulla scena alcune suggestioni che hanno convinto a riunirci insieme come Gruppo di lavoro  per un progetto di continuità che ritorni al territorio in questione.

Si tratta di un nuovo cantiere di lavoro con un’antica ispirazione comunitaria.

Anpi sezione San Pellegrino- Spi CGIL-  Lega IV – Coordinamento Donne Spi provinciale , Associazione Cinqueminuti e il The delle cinque, in collaborazione con AUSER, Circolo Arci Fenulli , QUA-Quartiere bene comune hanno intrapreso un cammino comune sulla scorta di queste testimonianze di donne che hanno il pregio di raccontare più di quanto appaia a prima vista .

Le donne che hanno abitato per decenni, in  continuità, quella porzione di città racchiusa tra i viali di circonvallazione e le due sponde del Crostolo, secondo una toponomastica che racchiude la Crocetta, il Villaggio Catellani, il Migliolungo,  la Strachina ( che ora si mostra come il Parcheggio di Via Cecati) hanno dato vita a legami indissolubili-

Con i loro corpi hanno segnato geografie di quartiere e hanno costituito occasioni permanenti di scambi: è una memoria collettiva  generata da donne che in questi luoghi hanno inventato pratiche comunitarie, occasioni di convivialità, luoghi di memoria.

Queste ragazze, fuori dai codici dell’età anagrafica attuale, hanno costruito qui legami di comunanza e di giustizia sociale, codici di comportamento e di comunicazione solidale, occasioni di incontro e pratiche di cura alle persone, così come agli assetti naturalistici del quartiere, agli arredi comuni nei piazzali dei condomini e dei cortili.

Sono loro, in particolare,  ad aver generato questi particolari luoghi della memoria segnata dalle pratiche di genere nella toponomastica cittadina lasciando un’eredità di legami e connessioni che non può essere tralasciata.

Partendo dal solco di una pietra miliare com’è il volume dedicato appunto alle    “Ragazze di San Pellegrino” che già all’inizio degli anni Duemila tracciava un bilancio di questa ricchezza di memoria collettiva di genere, il Gruppo di lavoro raccoglie il testimone e rilancia una sfida collettiva alla città e al quartiere oggi, partendo dalla visione di insieme che ne hanno sempre avuto le donne.

Sono moltissime le tracce di pratiche comunitarie, di visioni collettive e condivise di quartiere che le donne hanno saputo mettere qui a valore, costruendo una rete di continuità tra spazi privati e spazi collettivi, tra memorie di donne che avevano accolto e curato i partigiani durante la guerra e ripensato al benessere collettivo dei bambini, delle famiglie e degli anziani, inventando servizi educativi e alla persona di qualità. Donne che in quei decenni hanno dato vita a un’idea di città rimettendo al centro la cultura e l’educazione, la tutela dei diritti e l’assistenza, mentre avanzavano sul proprio cammino di emancipazione e di autodeterminazione, di liberazione da ruoli precostituiti e da stereotipi.

Questo è il quartiere abitato da alcune donne che hanno ricoperto ruoli pubblici di amministratrici, assessore comunali, provinciali regionali, che hanno fatto scelte che hanno segnato vere e proprie svolte nei costumi e nelle pratiche educative e di assistenza: ma queste stesse donne hanno proceduto, sapendo di poter contare ( e di dover render conto ) alle tantissime compagne che ogni giorno praticavano concretamente questa solidarietà e queste innovazioni nelle case e nelle piazze del quartiere.

La partecipazione e il desiderio di riscatto, la dignità e la solidarietà, qui, erano la cifra del quotidiano.

Vogliamo ripartire da queste istantanee, da queste memorie immortalate in fotogrammi e riorganizzate in video documentazione, rinarrate espressivamente e tradotte in movimento con una prima occasione di convivialità per ritrovarci tutte e tutti ad ogni età, riprendendo per mano le più giovani generazioni .

Vogliamo che queste memorie siano interrogate dai vari punti di vista dell’oggi e da qui continueremo pratiche comuni di incontro nelle scuole e nei centri sociali, nelle biblioteche di quartiere, ridando valore e significato a quelle pratiche che non possono rimanere deserte oggi .

Il cammino continuerà con gli Istituti scolastici di quartiere, con ragazze e ragazzi di ogni età  e provenienza provocando incontri e confronti per generare progetti e linguaggi necessari al quartiere oggi.

Fotografata nella sua diversa composizione familiare, nell’incrocio tra differenti culture, segnata da aree di impoverimento e di disagio, dall’invecchiamento e da diverse subculture,  questa porzione di territorio continuerà così il dialogo di memoria e azione, ripartendo dalle donne come soggetto pubblico:  è la città stessa a riprendere il testimone se saprà coniugare queste energie e simboli ancora ricchissimi di significato e di valore.

Il Gruppo di lavoro Le Ragazze di San Pellegrino. – Settembre 2022