I Martiri del 30 Gennaio 1944

 

Il poligono di tiro di Reggio Emilia, già tristemente noto per la fucilazione dei fratelli Cervi il 28 dicembre 1943, si macchiò nuovamente di sangue patriottico il 30 gennaio del 1944.

A seguito dell’uccisione di un Capo Squadra della Guardia Nera Repubblicana a Crocetta di Correggio, i gerarchi fascisti di Reggio condussero al poligono di tiro di Reggio Emilia Ferruccio Battini “Dario”, Romeo Benassi “Rosso”, Don Pasquino Borghi “Albertario”, Umberto Dodi “Umberto”, Dario Gaiti “Dario”, Destino Giovannetti “Destino”, Enrico Menozzi “Ercole” e Contardo Trentini “Franco” per essere sommariamente fucilati alle ore 7:00.

Il 1° febbraio, Il Solco Fascista pubblica la sentenza nella sua interezza:

In nome della Repubblica Sociale Italiana, il Tribunale Speciale Straordinario di Reggio nell’Emilia ha pronunciato sentenza contro:
Giovannetti Destino fu Placido
Battini Ferruccio di Prospero
Menozzi Enrico fu Luigi
Benassi Romeo di Armando
Dodi Umberto fu Fedele
Gai Dario di Oreste
Trentini Contardo fu Francesco
Zambonini Enrico fu Ferdinando
imputati tutti di concorso in omicidio nelle persone dei militi: Maccaferri, Orlandi, Ferretti e del S. Ten. Loldi; per aver nel territorio della provincia di Reggio nell’Emilia, con decisi atteggiamenti, con parole, con atti idonei ad eccitare gli animi, alimentato l’atmosfera dell’anarchia e della ribellione e determinato gli autori materiali degli assassini a compiere i delitti allo scopo di sopprimere nelle persone dei Caduti i difensori della indipendenza e dell’unità della Patria.

Imputati in più

Battini Ferruccio                                                                                                                                                                                                                                                                                                   Menozzi Enrico                                                                                                                                                                                                                                                                                                           Dodi Umberto

di aver tradito il giuramento prestato all’idea e al Duce nella loro qualità di iscritti al P.N.F.

Imputato in più

Borghi don Pasquino

parroco di Tapignola di Villa Minozzo di favoreggiamento ed ospitalità ad una banda armata ribelle e a prigionieri nemici che egli sapeva essere autori di omicidio e di tentato omicidio nelle persone di Militi e carabinieri.

Imputato in più

Zambonini di aver combattuto contro le truppe fasciste, nelle orde rosse in Ispagna.                                                                                                                                                                                       Sentito il pubblico accusatore che ha chiesto la pena di morte per tutti gli imputati rei confessi, ritiene gli stessi responsabili dei reati loro ascritti e viste le leggi penali militari di guerra vigenti condanna

Giovannetti Destino

Battini Ferruccio

Menozzi Enrico

Benassi Romeo

Dodi Umberto

Gai Dario

Trentini Contardo

Borghi don Pasquino

Zambonini Enrico

alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena, da eseguirsi immediatamente.

Tale “sentenza” fu certamente emessa senza regolare processo, secondo alcuni addirittura a fucilazione già avvenuta, confermata dal fatto che la sentenza stessa venne pubblicata solo due giorni dopo la fucilazione. Un chiaro tentativo, insomma, di legittimare un molteplice omicidio politico, con tutto che i gerarchi responsabili della strage, è noto, si riunirono in fretta e decisero arbitrariamente la sorte dei condannati, al solo scopo di far notare che ad un’azione gappista particolarmente scottante, il regime sapeva reagire con prontezza.

Utilizzando come pretesto l’uccisione del Capo Squadra della G.N.R. di Crocetta, tra Correggio e Rio Saliceto, dunque, decretarono la condanna a morte di Giovannetti, Benassi, Dodi e Gaiti (non Gai, come invece viene riportato nel documento della sentenza) per il fatto di essere correggesi e quella di Battini, Menozzi e Trentini perché originari di Rio Saliceto. Borghi fu inserito fra i condannati per aver dato ospitalità a dei partigiani e ai presunti uccisori del milite Orlandi, caduto a Cinquecerri in uno scontro con i partigiani del russo Modena. Per condannare a morte Zambonini, anarchico, fu invece più che sufficiente la sua partecipazione alla Guerra di Liberazione di Spagna.