L’apologia del fascismo è vietata in Italia ma non su Facebook

Nov 10, 2017

La nostra Costituzione ha rimarcato la discontinuità più netta e insormontabile con la esperienza della dittatura fascista affermando quei principi che il regime fascista nel ventennio e durante la esperienza della Repubblica Sociale Italiana aveva offeso e violato. Da una lettura dei primi 12 articoli della Costituzione Repubblicana si evince che essa si oppone al fascismo in modo assoluto.

Parliamo dei principi di democrazia, della sovranità che appartiene al popolo, della pari dignità e della uguaglianza dei cittadini senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinione politica.

Parliamo del compito della repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini.

Parliamo del diritto al lavoro per concorrere al progresso materiale e spirituale della società.

Parliamo della promozione della cultura, della ricerca, della tutela del paesaggio, del patrimonio storico e artistico del paese.

La scelta della democrazia significa anche accettare idee, punti di vista, opinioni in disaccordo con la propria. Criminalizzare posizioni distanti dalla visione più comune, vietarle e censurarle è prerogativa dei regimi autoritari.

Dobbiamo garantire la libertà di pensiero e la libertà di associazione ma dobbiamo anche far sì che non siano violati i diritti di tutti gli altri cittadini.

Quando siamo in presenza di segnali di intolleranza, di discriminazione, di autoritarismo e di razzismo si tratta sicuramente di segnali di neofascismi in quanto si manifestano i tratti tipici che il fascismo ci ha già fatto conoscere nel ventennio.

Da alcuni anni messaggi di destra e neofascisti vengono diffusi su internet e sui social media in modo indiscriminato e senza regole.

Abbiamo tre strumenti per contrastare questi fenomeni in un ambiente poco regolamentato come il web. In primo luogo le leggi nazionali, poi le regole delle piattaforme social, e infine il buon senso.

Non tutte le pubblicazioni violano le leggi vigenti ma spesso ci sono contenuti che, secondo la legge italiana, non dovrebbero essere pubblicati, non dovrebbero apparire sulle bacheche di Facebook e altri social. Ci riferiamo alle pagine di chiara e inequivocabile apologia del fascismo.

LA RICERCA

L’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, tramite la propria rivista Patria Indipendente, ha proposto una ricerca , in continuo aggiornamento, che raccoglie circa 3.600 pagine Facebook legate all’estremismo di destra, di cui circa 600 sono apologetiche o propongono contenuti inneggianti al fascismo. La ricerca si pone come elemento di documentazione a sostegno della proposta «Per uno Stato pienamente antifascista» presentata dall’Anpi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 9 gennaio 2016, e  ai presidenti della Camera Laura Boldrini e del Senato Piero Grasso.

«L’incontro con Mattarella e il documento redatto hanno espresso con nettezza la situazione di grave carenza delle Istituzioni di fronte a un fenomeno che appare sempre più in contrasto con l’indirizzo democratico e antifascista della Costituzione. La ricerca condotta su Facebook sottolinea ancora una volta che l’intervento delle istituzioni si rivela necessario».

LA GALASSIA NERA SU FACEBOOK

La volontà di rappresentare graficamente la ricerca indicando con un punto per ogni pagina trovata ha portato, dopo aver deciso alcune aggregazioni di pagine omogenee della stessa organizzazione, a tracciare su un foglio quanto è emerso. Il risultato è stato quello di una figura simile a una galassia con tante stelle e pianeti e un paio di nuclei di aggregazione. Sono emersi due grandi blocchi in cui confluiscono il maggior numero di pagine legate all’estremismo di destra: quelle connesse al partito Forza Nuova, e quelle a Casa Pound.

Molte di queste pagine non hanno infranto alcuna legge, e non sono in contrasto con la policy di Facebook. Ce ne sono alcune centinaia, invece, che appartengono all’area nostalgica fascista, e che presentano contenuti in contrasto con la legge n. 645/1952, detta anche legge Scelba, che vieta l’apologia del fascismo.

NEOFASCISMI E STRUMENTI GIURIDICI

La legge 645 del 20 giugno 1952, la cosiddetta Legge Scelba, attua la XII norma transitoria e finale della Costituzione secondo cui: “è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Vieta l’apologia di fascismo e sono vietate le manifestazioni fasciste nei casi in cui, per le loro caratteristiche, nonché per le circostanze di tempo, luogo e ambiente in cui si svolgono, siano idonee a far sorgere il pericolo della ricostituzione di un partito fascista.

La sentenza della Corte Costituzionale del 1957 ha precisato che la libertà di manifestazione del pensiero non è un diritto assoluto, ma trova un limite nella necessità di tutelare il fondamento antifascista del nostro Stato.

Legge 205 del 25 giugno 1993, la cosiddetta Legge Mancino, punisce la propaganda di idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale o etnico e l’istigazione alla violenza per motivi, razziali, etnici o religiosi. Punisce anche chi in pubbliche riunioni, compie manifestazioni esteriori o ostenta emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni o gruppi fascisti.

In sostanza le due leggi vigenti in materia non intendono punire le mere opinioni o manifestazioni discriminatorie o violente ma solo quelle manifestazioni, quelle opinioni e quei gesti che, per i modi ed il contesto del caso concreto, si traducono in un incitamento, in una istigazione alla discriminazione ed alla violenza e sono pertanto offensive per l’antifascismo e i principi costituzionali.

 

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