1945-04-10 Liberazione di Ciano

Nel settembre del 1944 i fascisti della Brigata Nera furono talmente pressati dai partigiani della 144 Brigata Garibaldi, da dover abbandonare Ciano. Poco dopo, il paese venne presidiato dai Tedeschi. Si trattava di una delle varie formazioni speciali costituite con il compito specifico della lotta “antiribelli” (Badenkämpfung), così come era stato ordinato dal gen. Kesselring.

Il presidio di Ciano diede vita da lì a poco ad un efficientissimo servizio di informazioni, basato sulla collaborazione con l’Ufficio Politico Investigativo della G.N.R., ma anche sull’apporto di singoli agenti informatori retribuiti (uomini e donne), arruolati tra quei civili della montagna che erano ovviamente di idee fasciste.
Il servizio informazione era stato creato in funzione delle azioni militari che il presidio stesso, da solo o in collaborazione con altre forze, conduceva periodicamente contro l’uno o l’altro obiettivo partigiano, introducendo nella tattica tradizionale, elementi della guerriglia mutuati appunto dal comportamento dei partigiani.
Numerosi ed assai insidiosi furono, specie nell’autunno 1944, gli attacchi improvvisi contro formazioni partigiane, condotte da truppe tedesche sotto la guida di quella che divenne poi la “scuola antiribelli” di Ciano.
Ricordiamo tra tutti l’attacco notturno contro il Distaccamento “F.lli. Cervi”, nel quale vennero uccisi dopo la cattura ben 24 garibaldini. Ricordiamo anche quello del Distaccamento “Amendola”, che causò la perdita di 4 morti e di 4 prigionieri poi fucilati. Ricordiamo le successive operazioni sul monte Caio, nel corso della quale caddero nelle mani degli aguzzini tedeschi decine e decine di partigiani operanti nella zona del reggiano e del parmense. In quella occasione i tedeschi di presidio a Ciano giudicarono sbrigativamente chi era da fucilare (“bastava dire sospetto bandito”), chi era da deportare e chi da rilasciare. Sette partigiani furono fucilati a Bora di Ramiseto, altri a Ciano e altrove per rappresaglia.
A Ciano, numerosi sono i cippi che ricordano tali tappe del martirio. Nel corso della lotta, il paese, per colpa degli aguzzini tedeschi e fascisti, si era guadagnato il lugubre appellativo di “cimitero di partigiani”. Non parliamo poi dei maltrattamenti e delle sevizie a cui erano sottoposti i prigionieri nel corso degli interrogatori.

Ma anche i tedeschi non ebbero vita facile, infatti, nel dicembre del 1944, una squadra della 26a Brigata Garibaldi, di rientro da una missione in pianura, attaccò una vettura tedesca presso Vercallo di Casina infliggendo al nemico alcune perdite, tra cui una molto importante: si trattava del capitano Seifert, comandante delle “scuole antiribelli dell’Emilia”. In quella occasione furono recuperati preziosissimi documenti dal servizio informazioni. I tedeschi risposero all’attacco massacrando 12 ostaggi a Vercallo, ma il Comando Unico venne in possesso di notizie tali da poter colpire duramente la rete informativa tedesca, che si spingeva bene all’interno della zona liberata dalle formazioni.
Il colpo di grazia al presidio di Ciano venne inferto però il 10 aprile del 1945. All’alba infatti del giorno 10, mentre i tedeschi davano inizio ad una puntata in forze con l’obiettivo di raggiungere e distruggere la centrale di Ligonchio, le Formazioni della Val D’Enza, di intesa con quelle stanziate sulla riva sinistra del fiume in territorio parmense, attaccavano simultaneamente il presidio di Ciano.
Più precisamente, parte del IV Battaglione della 144 Brigata Garibaldi del V Battaglione della 285a Brigata SAP Montagna di Reggio Emilia e due battaglioni della 143a Brigata Garibaldi Parmense, che allo scopo attraversarono l’Enza, furono impegnati per lunghe ore nell’attacco. L’azione fu disturbata da un inatteso attacco di caccia bombardieri alleati. Alla fine, i tedeschi, nel pomeriggio dovettero abbandonare il paese ripiegando su S. Polo. Circa 20 prigionieri rinchiusi nelle carceri tedesche poterono essere liberati. Parte della popolazione si era affiancata ai partigiani nell’opera di recupero del materiale bellico.
Varie furono le perdite nemiche. Si ebbero, da parte degli attaccanti, 3 morti e 3 feriti delle formazioni parmensi e 3 feriti delle formazioni reggiane. Perirono nell’attacco del giorno 10, i partigiani parmensi Bruno Bocconi, Nando Mattioli, Erminio Paietta.
Nella piazza, il Commissario Mario Ferrari (Marius), parlò ai partigiani. La popolazione accolse calorosamente i liberatori.
Il giorno seguente furono affissi in paese i primi manifestini dattiloscritti del Comando partigiano. Le autorità amministrative vennero invitate a riprendere la loro attività.
Contemporaneamente le forze partigiane respinsero un tentativo nemico di riprendere il paese sotto il loro controllo.
Ciano rimase nelle mani dei partigiani sino alla liberazione definitiva del territorio provinciale.
Il giorno 12 cominciò l’esumazione e l’identificazione delle salme di varie decine di patrioti fucilati dai tedeschi nei mesi precedenti. Alla fine della pietosa opera i morti risultarono essere 32.

I caduti che Ciano diede alla causa della Resistenza furono:
Bolzanetti Rino (Vento), caduto a Madurera di Parma il 24/10/1944
• Cavandoli Bruno (Moietta), annegato presso Bazzani il 6/10/1944
• Copellini Piero (Tarzan), deceduto presso Casina il 04/05/1945
• Fornaciari Pellegrino (Albo), caduto a Madurera di Parma il 24/10/1944
• Musi Renato (Walter), caduto presso Ciano 20/04/1945
• Possentini Giovanni (Nero), fucilato a Parma il 30/01/1945
• Re Albino (Carlos), caduto a Vetto il 17/11/1944
• Tosi Armando (Armando), caduto in Lombardia il 01/10/1944