Dopo Didimo Ferrari e Vivaldo Salsi, Gismondo Veroni, che già faceva parte del gruppo dirigente, fu il terzo presidente dell’ANPI di Reggio Emilia, dal 1957 al 1976. Il 1960 fu un anno drammatico e cruciale con l’eccidio del 7 luglio nella nostra città. L’ANPI ebbe un ruolo importante nell’azione antifascista in senso al Consiglio federativo della Resistenza..
Da notare che il 1960 fu anche l’anno in cui, ma questo lo abbiamo saputo molti anni dopo, si decise di chiudere nell’”armadio della vergogna” la documentazione sulle stragi naziste in Italia. La concomitanza tra i due eventi (Tambroni-Msi, Armadio della vergogna) ci appare molto significativa.
Sono anche gli anni dei bombardamenti americani sul Vietnam (1965-1975), del colpo di Stato dei colonnelli in Grecia con l’instaurazione di un regime dittatoriale che durò dal 967 al 1974. Mentre Teodorakis finì in carcere avemmo qui a Reggio i suoi Buzukis. Dal 1973 al 1990 la dittatura di Pinochet in Cile, con una sanguinosa repressione (1973, Allende muore -1990) dei regimi dittatoriali in Brasile, Argentina, Paraguai, Uruguai.
Tutte vicende drammatiche che videro il costante impegno dell’ANPI in una azione di solidarietà internazionale. Per il Vietnam basti citare attività come: raccolta di sangue per i feriti nei bombardamenti USA, l’autotassazione di 5 o 10.000 lire al mese, pro Vietnam, fino alla vittoria. “chiamo i partigiani, gli antifascisti, a compiere questo sforzo”, è l’appello di Veroni (Notiziario, luglio 1972); l’iniziativa era stata illustrata da Veroni in Sala del Tricolore il 30 giugno nell’incontro con “Madame” Nguyen Thy Binh, ministro degli Esteri del Governo rivoluzionario provvisorio del Sud Vietnam, coltissima ex professoressa deliziosamente francofona.
Fin dal 1971 era iniziato anche l’impegno a favore delle lotte di liberazione dell’Africa australe e delle colonie portoghesi. L’ANPI era parte attiva nel Comitato costituito da alcuni anni ad iniziativa dell’Ospedale di Santa Maria Nuova e del suo Presidente Soncini (ex partigiano della 144.a), personalmente. Tale impegno avrà poi importanti sviluppi con la partenza della nave Amanda.
.Di tutte queste questioni drammatiche a livello internazionale e nazionale , l’ANPI si dovette occupare a fondo con varie iniziative, e Veroni personalmente, anche nella sua qualità di membro del comitato nazionale.
Il 26.11.1976 il nuovo comitato eletto al 9° Congresso provinciale, riunito nella sede di Via Sessi, “preso atto con rammarico, che Gismondo Veroni non può mantenere la presidenza provinciale, in relazione alle nuove responsabilità regionali, ha chiamato alla funzione di nuovo Presidente Giuseppe Carretti.
“Lascio l’ANPI reggiana in buone mani – scrive Veroni sul “Notiziaro” di novembre – dicembre 1976 – ma non mi ritiro, sarò sempre presente nelle attività associative”.
E presente lo fu, sia nelle attività ANPI che in quelle Istoreco, fin presso la morte avvenuta il 22 maggio 1985. Agli inizi del 1984 aveva dovuto lasciare anche il suo impegno in Istoreco, a causa del male che lo doveva stroncare. Carattere egocentrico, seppe manifestare eccezionale fermezza nell’affrontare le devastazioni di un male che sapeva irreparabile, trovando conforto anche nell’ affettuosa amicizia di tanti compagni. Dal divano su cui trascorreva le ultime giornate di vita in casa sua, ha continuato a mantenere una fitta rete di rapporti. Ancora poche settimane prima della fine mi telefonò chiedendo notizie sull’attività dell’Istituto storico. Più volte, nelle sue conversazioni finali, manifestava il rammarico di non potere concludere un lavoro di ricostruzione storica sui comunisti rivaltesi, lavoro per il quale aveva peraltro già raccolto diversi appunti. Era atteso ad un appuntamento al quale sapeva di non poter mancare e ce lo diceva con stoica malinconia..
Da sergente furiere in Libia a Comandante partigiano a Reggio
Nato a Villa Rivalta il 3 aprile 1912, in una famiglia operaia socialista, riuscì a conseguire la licenza delle scuole professionali frequentando poi anche corsi di disegno edile. Nella FGCI clandestina dal 1927 e poi nel Pci dal 1931, sotto le armi dal 1935, partecipò alla guerra in Etiopia e poi nella Penisola balcanica allo scoppiare della seconda guerra mondiale. Ebbe il grado di sergente maggiore di fureria.
In Jugoslavia ebbe contatti con la Resistenza dalmata, dalla primavera del ’43, come ben ricordò il pittore reggiano Nello Leonardi, a sua volta militare nei Balcani. A Reggio in licenza nell’agosto1943, subito dopo l’8 settembre fece parte del nucleo promotore della Resistenza, coi nomi di copertura di Tito, Bortesi e Franchi, a seconda dei ruoli via via ricoperti; membro del “Triangolo sportivo”, (il ristretto comitato militare del Pci) fin dal 9 settembre ’43, con Osvaldo Poppi e Alcide Leonardi, fece poi parte del Comitato militare del Cln provinciale; nel settembre ’44 fu comandante provinciale delle SAP e in seguito della 285.a SAP Montagna..
Gli fu conferita la medaglia d’argento al V.M.
Della sua esperienza resistenziale ci ha lasciato memoria scritta in un volume di racconti autobiografici Azione partigiana, pubblicato nel 1975 e in alcune testimonianze apparse sulla rivista di Istoreco, “Ricerche storiche”.
Nell’immediato post Liberazione ebbe a subire il carcere nel contesto di quel “processo alla Resistenza” che colpì in modo particolare alcune provincie emiliane.
Professionalmente impegnato nel movimento cooperativo, fu anche consigliere comunale a Reggio nel gruppo del Pci.