Gualtieri – Isola degli Internati

L’Isola Degli Internati

Quando il Po non era ancora stato incanalato, la corrente era forte ma nel momento in cui diventava molto lenta o quasi ferma era detta “Molènt” e qui si depositava la sabbia, il limo e la terra formando l’isola in golena aperta anche a Gualtieri, che prima del 1944 era anche detta Isola di Bozzolo o Buzzoletto (frazione orientale di Viadana verso il confine con Pomponesco).

Finita la guerra, in una condizione di grande povertà un gruppo di 16 reduci del paese, videro in quest’isola un luogo di lavoro e di rinascita e fondarono una Cooperativa Agricola fra Reduci, da qui il nome Isola degli Internati.

La Cooperativa fu fondata il 27 dicembre del 1945 (iscritta alla Legacoop di Reggio Emilia).

I soci avrebbero voluto coltivare le aree demaniali del Po concesse ai proprietari frontisti, ma dopo lunghe lotte sindacali che non raggiunsero lo scopo di avere la concessione dei terreni, fu incaricato il Sig. Zecchi Vasco dell’ECA (Ente di Assistenza Comunale) socio fondatore e primo presidente, di chiedere al proprietario dell’isola Sig. Dall’Aglio Italo, possidente frontista, di fare un contratto a mezzadria.

In questa Cooperativa lavorarono dai 20 ai 30 operai e durò circa 20 anni.

L’isola era coperta da un fitto bosco di pioppi e salici, ma in poco tempo la cooperativa mise a coltura il terreno con salici selezionati i “Pànsul”, che producevano rami adatti per la vite, il Pènes che era un salice dai rami rossi che servivano per fabbricare le cavagne e il Salice da Palo che veniva tagliato in luna nova per evitare i tarli.

La Cooperativa produceva pali per sostenere la vite nelle piantate, le fasciole (fassole)per legare i tralci ai pali, altri usati per costruire i fascioni, che servivano per la protezione delle rive dalla corrosione del Po.

Sull’isola fu impiantata una “decauville”, un piccolo trenino su rotaie, noleggiata dalla Bonifica Bentivoglio, per trasportare il legname fino al punto di imbarco, poi veniva trasportato con delle barche a riva fino a Piazzale Po. In questo spiazzo il legname veniva caricato dai Birocciai che lo portavano in Piazza IV Novembre, per poi pesarlo alla pesa pubblica dietro al palazzo Bentivoglio (ala nord, pesa gestita da Stringer).

Internati militari, non prigionieri di guerra

Internati Militari Italiani è la definizione attribuita dalle autorità tedesche ai soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori della Germania nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell’armistizio l’8 settembre 1943.

Dopo il disarmo, soldati e ufficiali vennero posti davanti alla scelta di continuare a combattere nelle file dell’esercito tedesco o, in caso contrario, essere inviati in campi di detenzione in Germania.

Solo una piccola parte accettò l’arruolamento.

Gli altri vennero considerati prigionieri di guerra.

Il 20 settembre 1943, furono classificati come internati militari (Imi), con decisione unilaterale accettata passivamente dalla RSI (Repubblica Sociale Italiana) che li considera propri militari in attesa di impiego (categoria ignorata dalla Convenzione di Ginevra sui prigionieri del 1929).

Con gli accordi Hitler-Mussolini del 20 luglio 1944 gli internati vengono smilitarizzati d’autorità dalla RSI, coattivamente dismessi dagli Stalag e gestiti come lavoratori liberi civili, senza godere delle tutele dalla Croce Rossa loro spettanti.

Si tratta in realtà di lavori forzati con la falsa etichetta del lavoro civile volontario.

A quella data i superstiti sono 495 mila, mentre in 50.000 sono morti d’inedia, tbc e violenza.

Alla fine della guerra gli ex-IMI fuori dai lager come “lavoratori liberi” sono 495 mila, altri 14 mila invece sono rimasti nei lager.

Dei circa 800.000 militari italiani (le cifre oscillano tra i 725.000 e 810.000), 130.000 scelsero di servire l’esercito tedesco o come combattenti della RSI. Quindi, oltre 613 mila IMI, nonostante le sofferenze e il trattamento disumano subìto nei lager, rimangono fedeli al giuramento alla Patria, scelsero di resistere e dissero”NO” alla RSI.

Fotografie di alcuni cooperatori:

Benelli Celso

 

Benelli Mario

 

Cacciani Ezechiele

Grazzi Giacomo

 

Mora Ilvo

 

Prati Gino

 

Simonazzi Idalgo

 

Soliani Iolando

 

Verzellesi Oddino

 

Villani Armando

 

Villani Raffaele

 

Zecchi Vasco

 

Documenti extra

 

Atto Fondazione e Statuto Coop Internati

 

FOGLI MATRICOLARI DEI SOCI REDUCI INTERNATI

 

L’isola degli internati nel tempo

 

Ripresa della RAF – 1944/45