1943 – Settembre 8 – Armistizio

Il proclama letto alla radio

«Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza »

Le conseguenze del proclama Badoglio

L’abbandono della Capitale da parte dei vertici militari, del Capo del Governo Pietro Badoglio, del Re Vittorio Emanuele III, e di suo figlio Umberto dapprima verso Pescara, poi verso Brindisi e la confusione, provocata soprattutto dall’utilizzo di una forma che non faceva comprendere il reale senso delle clausole armistiziali  e che fu dai più invece erroneamente interpretata per la seconda volta come la fine della guerra, generarono ulteriore confusione presso tutte le forze armate italiane  in tutti i vari fronti sui quali ancora combattevano, e che, lasciate senza precisi ordini, si sbandarono.  Oltre 600.000 soldati italiani vennero catturati dall’esercito germanico, e destinati a diversi Lager con la qualifica di I.M.I. (internati militari italiani) nelle settimane immediatamente successive. Più del 5O% dei soldati abbandonarono le armi ed in abiti civili tornarono alle loro case. La ritorsione da parte degli ormai ex-alleati nazisti, i cui alti comandi, come quelli italiani, avevano appreso la notizia dalle intercettazioni del messaggio radio di Eisenhower, non si fece attendere tanto che fu immediatamente attuata  l’occupazione militare di tutta la penisola italiana. Il 9 settembre avvenne l’affondamento della Corazzata Roma alla quale nella notte precedente era stato ordinato, assieme a tutta la flotta della Regia Marina, di far rotta verso Malta in ottemperanza alle clausole armistiziali anziché, come precedentemente stabilito, attaccare gli alleati  impegnati nello sbarco di Salerno. Nelle stesse ore una parte delle forze armate decise di rimanere fedele al Re Vittorio Emanuele III, dando vita alla Resistenza Italiana di cui uno dei primi esempi terminò con l’annientamento dell’intera Divisione Acqui sull’isola di Cefalonia, in Grecia. Una parte si diede alla macchia dando vita assieme a liberi individui, partiti e movimenti alle formazioni partigiane come la Brigata Maiella ed altre. Altre branche, soprattutto al nord, come la X Flottiglia MAS decisero di rimanere fedeli al suo vecchio alleato e al fascismo, sino alla fine. Nonostante il proclama di Badoglio, gli alleati ostacolarono una massiccia e immediata scarcerazione dei POW italiani fedeli al Regno del Sud; questo per evitare un possibile ricongiungimento con le forze armate fasciste presenti nel nord Italia.